Piante

VISTA NELLE PIANTE

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COME LE PIANTE VEDONO E ALTRI ASPETTI DELLA VISTA NELLE PIANTE

La vista nelle piante: le piante ci vedono? In che senso le piante possono vedere? Come ci vedono le piante? Se ci vedono, vuol dire che le piante hanno gli occhi? Dove sono gli occhi delle piante? Cosa vedono le piante? Vedono tutto? Le piante possiedono i sensi?

Tutte queste domande gettano luce sul fenomeno affascinante della vista nelle piante. Ma se le piante non hanno gli occhi, allora, come si può pensare che ci vedano? Che possiedano la vista? La nostra cultura, i nostri sensi e persino l’osservazione delle piante stesse ci potrebbero far pensare il contrario… Cerchiamo di capire di più sul fenomeno della vista nelle piante.

“Essere vegetale”

Uno scienziato di prestigio mondiale, Stefano Mancuso e una giornalista e divulgatrice scientifica Alessandra Viola, nel libro: “Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale” Giunti Editore S.P.A. 2015, hanno approfondito la questione.

Sappiamo che le piante tutto sommato rimangono immobili, svolgono il processo di fotosintesi1, producono germogli, fioriscono o perdono le foglie e poco altro.

In alcuni contesti l’aggettivo “vegetale” ha un connotato offensivo perché quando si intende “essere vegetale” o “essere ridotto come un vegetale” rimanda alla perdita di tutte le facoltà sensorie e motorie di cui siamo dotati ancor prima della nascita e quindi rimanda al fatto che siamo in possesso della sola vita. Quindi lo stesso discorso vale anche per le piante? O è necessario chiarire qualche passaggio e dare un maggiore senso di completezza al discorso?

Una tradizionale abitudine a pensare che il mondo vegetale sia fatto da esseri viventi sensorialmente deprivati è giunta fino a noi da varie epoche storiche.

Un cambiamento di sguardo…

Il dott. Mancuso pone una riflessione in fatto di… immobilità. Provate a immaginare di essere immobili o meglio, di aver scelto l’immobilità come strategia evolutiva conveniente… Ora, non trovate che essendo che si è proprio in questa condizione che diventa ancora più importante vedere, annusare, ascoltare ed esplorare sensorialmente l’ambiente intorno, visto che non si può farlo spostandosi? Ecco perché anche le piante hanno i sensi! I sensi delle piante sono uno strumento indispensabile per la vita, la riproduzione, la crescita, la protezione. Le piante non hanno solo cinque sensi ma anche di più!

Le piante vedono!

Per rispondere alle domande scritte sopra, sulla vista delle piante, occorre chiarire cosa si intende per vista. Siamo proprio sicuri che, anche se le piante non hanno gli occhi, non possano vedere? Escludendo i significati della parola “vista” che si collegano agli occhi, emerge il “senso della luce” o “la percezione di stimoli visivi” e le piante hanno appieno questo senso, anzi l’hanno anche sviluppato!

Le piante riescono ad intercettare la luce, ad usarla e a riconoscerne la quantità e qualità. Questa capacità è stata potenziata perché, appunto, la luce è l’alimento cardine della loro dieta energetica che si basa sulla fotosintesi. Ne consegue che l’attività della ricerca della luce è l’occupazione che influenza di più la vita e i comportamenti strategici di ogni pianta. Avere accesso a molta luce è come… essere ricchi, al contrario, stare nell’ombra è come essere poveri… E questo si collega anche all’ambito degli uomini… La maggior parte delle energie usate durante il giorno ha proprio lo scopo di contribuire al proprio mantenimento. Le piante sostengono una continua competizione per avere la luce e poterla usare. Il fatto poi di avere o meno questi mezzi per provvedere al proprio sostentamento influenza le possibilità di sviluppo, il comportamento, le capacità e le possibilità di apprendimento.

Direzione: luce! (Il fototropismo)

Se osserviamo una pianta possiamo notare che cambia la sua posizione per crescere in direzione della luce e, inoltre, muove le sue foglie per ricevere la luce nel modo più efficace possibile. Questa dinamica è detta “fototropismo”. La competizione, all’interno di questo processo, può verificarsi, per esempio in un bosco o in un vaso, quando due piante vivono una vicina all’altra, cioè quando la più alta, con le sue foglie, fa ombra a quella più bassa. Questa situazione fa sì che le piante crescano più rapidamente in altezza per superare la rivale e che, in questo modo, “fuggano dall’ombra”. Questo fenomeno era noto perfino nell’età antica! Tuttavia, oggi giorno, viene spesso ignorato o sottovalutato… Eppure il fototropismo è un grande esempio di espressione di condotta intelligente2 poiché presume, in un certo qual modo, un calcolo del rischio e una previsione dei benefici! In che senso, però, si può parlare di rischi e benefici? Per attuare questo processo e quindi questa crescita rapida e intensa, la pianta consuma molta energia e materiali, tanto che, se non dovesse riuscirci, lo sforzo potrebbe esserle fatale. Ci sono quindi delle previsioni e degli investimenti di risorse al fine di ottenere risultati per l’avvenire.

Le piante: recettrici di luce

Ora passiamo a rispondere alla domanda: come fa la pianta a vedere? A sentire la luce?

La pianta possiede i recettori della luce: molecole chimiche che agiscono da recettori, cioè che riescono a ricevere e trasmettere informazioni sulla direzione da cui provengono i raggi luminosi e sulla loro qualità. Quindi, oltre a discriminare la luce dall’ombra, sa anche riconoscere la qualità della luce in relazione della lunghezza d’onda dei suoi raggi. Ci sono diversi tipi di fotorecettori che percepiscono la luce e inoltre, assorbono lunghezze d’onda specifiche nelle bande del rosso, rosso lontano, blu e ultravioletto (quelle più importanti per la pianta poiché dirigono molti fattori del suo sviluppo, per esempio la germinazione, la crescita, fino alla fioritura).

Vista nelle piante: occhi ovunque!

Ma dove si trovano questi recettori? Praticamente dappertutto! L’evoluzione delle piante ha portato ad evitare di concentrare le funzioni in una unica zona del corpo cosicché, anche se ci fosse qualche aggressione in una parte della pianta (per es. qualche erbivoro che ne mangia una parte), le funzioni sarebbero intatte. I recettori si trovano per la maggior parte nelle foglie ma non solo! Anche nelle parti più giovani dello stelo, i viticci, i germogli, gli apici vegetativi e il legno (quello definito “verde”) possiedono molti recettori. Anche le radici sono fotosensibili, solo che, al contrario delle foglie che si dirigono verso la luce (“fototropismo positivo”), le radici si allontanano dalla fonte luminosa (“fototropismo negativo”). Il dott. Mancuso ricorda di prestare attenzione a questo aspetto, spesso ignorato da chi studia le piante. Gli esperimenti con le piante vanno svolti tenendo le radici al buio, nel suolo; non mantenute alla luce perché la pianta si stressa: la pianta cresce velocemente non perché sta bene ma perché la radice cerca di scappare dalla luce.

Buon riposo a tutti!

C’è un periodo dell’anno nel quale anche la parte aerea di alcune piante si… riposa!

In autunno molti alberi caducifogli perdono le foglie, cioè perdono la maggior parte delle zone dotate di recettori. Ecco perché si dice che si dispongono al riposo. Nelle zone con climi caratterizzati da inverni molto freddi sono tipiche le piante caducifoglie o decidue. Quindi il comportamento delle piante decidue assomiglia a quello degli animali che hanno adottato questa strategia: vanno in letargo per sopravvivere al freddo e alla scarsità di cibo, così superano in modo efficace il difficile periodo invernale. Nelle piante questo periodo di riposo che protegge la pianta si chiama “riposo vegetativo”: c’è un rallentamento del ciclo vegetativo il quale riprenderà normalmente a funzionare in primavera dove potremmo ammirare le gemme e nuove foglie che… le “riapriranno gli occhi”.

Un riconoscimento storico: Gottlieb Haberlandt (1854 – 1945)

Il dott. Mancuso riconosce a G. Haberlandt, grande botanico austriaco, il merito di aver ipotizzato che le cellule epidermiche di cui sono dotate le piante avessero la funzione di vere e proprie lenti e che queste dessero alla pianta un’idea, non solo della luce ma anche delle forme. La sua ipotesi era dunque che le piante potessero usare queste cellule epidermiche, similmente all’essere umano che usa la cornea e il cristallino, ricostruendo così delle immagini dell’ambiente esterno.

1 Per approfondire il tema della fotosintesi, del ciclo del carbonio si legga: https://www.onlinegarden.it/2021/12/09/il-blog-e-online/

2 Un articolo interessante sull’intelligenza delle piante si può trovare qui: https://www.onlinegarden.it/2022/02/02/intelligenza-vegetale-lintelligenza-delle-piante/

Nicole Zonta

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