Piante

OLFATTO NELLE PIANTE

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Ragazza che annusa un mazzo di fiori

COME LE PIANTE ODORANO E ALTRI ASPETTI DELL’OLFATTO NELLE PIANTE

L’olfatto nelle piante: le piante hanno l’olfatto? Le piante annusano? Se sì, come annusano? Le piante sentono i profumi? Perché le piante hanno l’olfatto? A cosa serve l’olfatto nelle piante se “stanno ferme”?

“Nasi sopraffini”!

Ebbene sì, le piante, essendo dotate di sensi1, e anche molti più dei nostri, hanno l’olfatto!

Stefano Mancuso e Alessandra Viola hanno chiarito questo aspetto2

Nel mondo vegetale, gli organi di senso sono un po’ differenti rispetto ai nostri. Le piante hanno una sensibilità diffusa in tutto il corpo (come se avessero milioni di piccoli nasi disseminati lungo tutto il corpo), mentre noi usiamo solo il naso… Le piante, dalle radici alle foglie, hanno miliardi di cellule e nella loro superficie si possono trovare recettori di sostanze volatili che fanno partire la catena di segnali che comunica l’informazione a tutto l’organismo. Il dott. Mancuso porta l’immagine di questi recettori come fossero diverse serrature disposte sulla superficie delle cellule e, similmente, gli odori, come fossero chiavi. In questo senso ogni serratura si apre non appena entra in contatto con la giusta chiave e questo fa attivare il meccanismo che produce l’informazione olfattiva.

Messaggio ricevuto!

Ed ora veniamo a rispondere alla domanda: a cosa serve l’olfatto nelle piante?

Le piante utilizzano gli “odori”, o meglio, le molecole BVOC (Composti Organici Volatili di Origine Biogenica) per captare continuamente sia informazioni dall’ambiente, sia per comunicare tra di loro e con gli insetti. Non è fantastico?! Ogni odore emanato dai vegetali è un messaggio! Il dott. Mancuso fa un esempio. L’odore del rosmarino, del basilico, del limone, della liquirizia sono messaggi precisi, “parole”. E di questa lingua vegetale, dice Mancuso che conosciamo ancora poco oggi.

Di questa lingua vegetale, fatta di differenti composti chimici funzionanti come segni di una vera e propria lingua, si sa per certo che ogni composto trasporta informazioni ben precise: avvertimento di un pericolo imminente, segnali di attrazione, repulsione, ecc… Le piante che fanno i fiori (angiosperme), infatti, emanano un odore specifico al fine di comunicare con i loro insetti impollinatori. È come se fosse un “messaggio privato”, dice Mancuso poiché non è destinato ad altre piante ed ha uno scopo preciso.

Le piante parlano lingue diverse!

Si sa inoltre che il messaggio è associato ad un insieme di molte molecole in una determinata proporzione nei confronti delle altre, non solo a una sola molecola volatile; quindi è come se ci fossero una pluralità di accenti, una “polifonia in tono”. Forse un giorno si riuscirà a decifrare questa lingua… Per il momento possiamo basarci sui significati che associamo ad alcune molecole volatili. Per esempio, in condizioni di stress, le piante producono una molecola: il metilgiasmonato, il cui messaggio è che la pianta non sta bene. Ed è interessante considerare che, anche per dire le stesse cose, piante di specie diverse usino le medesime parole! Se facciamo un paragone in ambito linguistico è come se ci fosse una radice comune alle diverse lingue dove certi significati sono gli stessi in tutte le piante mentre altri riguardano differenti idiomi, quindi specie differenti. Incredibile!!!

Tornando al metilgiasmonato… molte molecole volatili (BVOC) contengono dei veri e propri messaggi: S.O.S. vegetali! Le situazioni stressanti della pianta, per esempio, possono essere di tipo biotico (funghi, batteri, insetti e altra causa vivente che disturba lo stato di equilibrio della pianta) e di tipo abiotico (troppo freddo, troppo caldo, mancanza di ossigeno, presenza di sali, presenza di inquinanti nell’aria e/o nella terra). Quindi in queste situazioni, le molecole BVOC avvertono le piante vicine, o anche quelle distanti della medesima pianta, in tempo reale, del pericolo che sta avvenendo. E qual è il bisogno che cercano di soddisfare così facendo? Quello di proteggersi e quindi di difendersi.

Attacco di un insetto erbivoro –> emissione molecole che avvisano le altre piante dell’attacco –> protezione –> azioni difensive

Un esempio di azione difensiva potrebbe essere la produzione di molecole chimiche che rendono le foglie della pianta indigeribili o perfino velenose per l’insetto che le aggredisce.

Conoscete una pianta che utilizza questa strategia difensiva?

Il pomodoro! La cui pianta, quando viene attaccata da insetti erbivori, emette molte molecole di BVOC che avvisano le altre piante, anche a importanti distanze.

A proposito di strategie difensive… potrebbe chiedersi qualcuno, a cosa servono allora gli insetticidi, per esempio? Cioè perché, a volte, le piante non riescono a proteggersi in modo efficace e vengono attaccate ugualmente? Mancuso fa riflettere su questo aspetto e cioé che la vita, in natura, deriva da un continuo equilibrio che è collegato, a sua volta, alla competizione fra predatori e prede. A fianco delle strategie che mettono in atto le piante, ci sono le strategie che mettono in atto anche gli animali, alle quali le piante risponderanno, con il tempo, in modalità sempre più sofisticata. Qui risiede la spinta dell’evoluzione e di conseguenza la possibilità di sopravvivenza della vita sulla Terra.


1 Per saperne di più sui sensi delle piante si legga anche “La vista nelle piante”: https://www.onlinegarden.it/2022/11/15/vista-nelle-piante/

2 S. Mancuso, scienziato di prestigio mondiale e A. Viola, giornalista e divulgatrice scientifica, “Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale”, Giunti Editore S.P.A. 2015

Nicole Zonta